Battaglia di Hannut

Battaglia di Hannut
parte della campagna di Francia della seconda guerra mondiale
Panzer III e Panzer IV della 4. Panzer-Division in Belgio
Data12 - 14 maggio 1940
LuogoHannut, Belgio
EsitoVittoria tedesca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
25.000 soldati
618 carri armati
100 autoblindo[1]
20.000 soldati
600 carri armati
80 autoblindo[2]
Perdite
150 morti e feriti
49 carri armati distrutti[3]
Perdite umane non disponibili
105 carri armati distrutti[4]
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La battaglia di Hannut fu uno scontro combattuto in Belgio tra due Panzer-Divisionen della Wehrmacht e due divisioni leggere meccanizzate francesi (Division Légère Mécanique) durante la fase iniziale della campagna di Francia del 1940, nella seconda guerra mondiale. Si trattò della prima grande battaglia di carri della guerra (la più grande dell'intera campagna del 1940 all'ovest[5]) e del solo scontro corazzato in cui i carri francesi vennero impiegati in grandi formazioni e riuscirono, sfruttando le notevoli qualità tecniche dei mezzi, a contrastare ed a infliggere sensibili perdite ai vantati panzer tedeschi[4].

Peraltro, dopo oltre due giorni di battaglie, le divisioni corazzate tedesche misero in mostra una evidente superiorità di addestramento e di tattiche, e sfruttarono la loro capacità di manovrare armonicamente a gruppi, di coordinarsi grazie all'uso delle radio di bordo, e la migliore disciplina del tiro, per superare la dura resistenza e avanzare verso il varco di Gembloux, dopo aver decimato le forze meccanizzate francesi, entrate in azione coraggiosamente ma in modo frammentario e confuso[6]. Inoltre questa violenta battaglia fu utile anche strategicamente ai piani tedeschi, bloccando le forze mobili più efficienti francesi in un settore secondario del fronte e ingannando il comando alleato sulla vera direttrice di attacco principale tedesca, diretta più a sud verso la linea della Mosa, tra Dinant e Sedan.

  1. ^ Pallud 1991, p. 59.
  2. ^ Pallud 1991, p. 62.
  3. ^ Gunsburg, p. 237.
  4. ^ a b Shirer, p. 738.
  5. ^ Pallud 1991, p. 158.
  6. ^ Horne, p. 320.

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